Smart city: Quali sono i rischi?
Uno studio della Harvard Kennedy School mostra come l’uso improprio delle tecnologie e dei dati digitali possa portare a situazioni come la sorveglianza di massa e l’invasione della privacy.
Qual è la soluzione? Maggiore coinvolgimento della comunità nella creazione dei piani di crescita della città.
La rapida adozione della tecnologia delle smart city ha creato una serie di imprevisti che potrebbero mettere in pericolo i diritti civili. Secondo lo studio del Belfer Center for Science and International Affairs’ Technology and Public Purpose Project condotto nella Harvard Kennedy School, c’è motivo di preoccupazione.
Rebecca Williams, una ricercatrice dell’Università di Leeds, sostiene che la libertà nei luoghi pubblici è stata un fattore importante nello sviluppo della democrazia.
Dopo l’assassinio di George Floyd nell’estate del 2020, il dipartimento di polizia di San Diego ha utilizzato lampioni intelligenti dotati di telecamere per osservare i manifestanti.
Le telecamere, secondo Williams, sono state originariamente installate come parte di un’iniziativa di sviluppo della città intelligente con l’obiettivo di regolare il traffico e il monitoraggio della qualità dell’aria, ma sono state poi state utilizzate per scopi diversi.
Di conseguenza, c’è la preoccupazione che una tecnologia usata male possa mettere in pericolo i diritti civili.
Lo studio si concentra su hardware e software che possono identificare le persone direttamente, o in coordinamento con dati, telecamere, localizzatori e sensori – tutti componenti importanti delle città intelligenti.
Mentre i rischi di questi strumenti per gli individui sono preoccupanti, il modo in cui le informazioni possono essere recuperate e analizzate ha un’influenza significativa sul funzionamento della società.
5 esempi di uso distorto del digitale.
Il primo è il totalitarismo, un modello in cui la tecnologia è impiegata senza tener conto dei desideri del pubblico.
Secondo l’autrice, se l’uso governativo della tecnologia di tracciamento non è condiviso o se non viene seguita una procedura decisionale democratica, dovrebbe essere considerato un atto totalitario.
Per evitare questo, Williams suggerisce che i residenti prendano parte ai piani di sviluppo della città, soprattutto prima che le istituzioni e i fornitori di tecnologia prendano decisioni su quali informazioni vengono raccolte e come possono essere utilizzate.
Il fatto che le città intelligenti facilitino la sorveglianza di massa – il “panopticismo” in questo caso – mette a rischio la privacy delle persone e anche la loro sicurezza generale, poiché l’enorme quantità di dati raccolti è sempre vulnerabile ad essere violata o invasa.
La discriminazione può anche diventare più radicata: basta considerare come le tecnologie di riconoscimento facciale sono impiegate per colpire specifici gruppi di persone.
È stato dimostrato che i sistemi di intelligenza artificiale sono influenzati da Bias cognitivi che “spesso prendono di mira i gruppi minoritari e contribuiscono alla divisione sociale”
Inoltre, l’abuso di tecnologia può portare a un’infrastruttura governativa più privatizzata, secondo Williams.
Questo potrebbe portare al declino dei servizi pubblici, al processo decisionale aziendale invece che alla democrazia, e alla possibilità che le agenzie governative possano sconfessare i diritti costituzionali e le regole di responsabilità in favore della raccolta di più dati.
Infine, le città intelligenti sarebbero una porta d’accesso al “risoluzionismo tecnologico”, che vede le questioni politiche e morali come cose che possono essere risolte con la tecnologia. Piuttosto che distribuire denaro per fornire beni e servizi materiali, nelle città intelligenti i bilanci potrebbero essere orientati per acquisire più dati.
Per prevenire questi problemi, il rapporto offre diversi suggerimenti.
Williams suggerisce di limitare la raccolta e l’uso di dati identificativi imponendo severe restrizioni all’accesso delle forze dell’ordine ed eliminando il profiling high-tech, oltre a ridurre al minimo la raccolta e l’uso di tali informazioni.
Inoltre, per sviluppare una capacità condivisa di valutare come la tecnologia delle smart city influenza la democrazia, la società deve spostare la sua attenzione dall’efficacia delle soluzioni ai problemi sociali che possono essere affrontati grazie alla tecnologia digitale.
Conclusioni
Con l’aumento della tecnologia, è facile vedere come le vite si stanno digitalizzando. Con questo arrivano nuovi rischi e problemi di diritti civili di cui la gente deve essere consapevole. La soluzione? Una maggiore partecipazione delle comunità nell’elaborazione dei piani di sviluppo della città in modo che possano prendere il controllo su quali informazioni vengono raccolte e come vengono utilizzate.